SGI Indy e HP 712/60 presso Bit.Old

Continua con entusiasmo la collaborazione tra Bit.Old e il MMCC. Nei giorni scorsi due nuove macchine hanno raggiunto l’esposizione di Colleferro. In particolare, si tratta di una Silicon Graphics Indy con processore MIDP R5000 e una HP 712/60 dotata di processore PA-RISC. Sulla prima è stato installato il sistema operativo ufficiale SGI Irix 6.5.19 ed è stata configurata la webcam originale; sulla seconda è stato installato un porting del sistema operativo NeXTSTEP versione 3.3.

Le due macchine esposte a Colleferro (foto di Maurizio Candito)

È interessante spendere qualche riga per raccontare la storia di queste due macchine.

La prima proviene da un centro di ricerche che la stava smaltendo ed è stata recuperata in una situazione abbastanza disastrosa: cover superiore frantumata, accessori mancanti (mouse, tastiera, webcam), sistema operativo sul disco inaccessibile. In primo luogo, è stato acquistato un coperchio intatto, indispensabile per poter esporre la macchina dignitosamente.

La cover originale della Indy, irrimediabilmente danneggiata

Successivamente, è stata predisposta la configurazione software, utilizzando i CDROM originali e una Raspberry Pi 3 con Ubuntu Server come boot server (ed evitare, dunque, di “impazzire” caricando tutti i CD manualmente). È stato possibile trovare su eBay un esemplare di tastiera PS/2 originale SGI, che ha subito una profonda pulizia prima di essere collocata nella esposizione.

La membrana della tastiera SGI

Il mouse è stato sostituito con uno nuovo con tecnologia ottica Logitech.

La seconda macchina, invece, è stata acquistata online e purtroppo è stata gravemente danneggiata durante il trasporto. A parte la vistosa spaccatura su uno spigolo del guscio superiore, si sono spaccati i supporti plastici che reggono la motherboard.

Lo spigolo frantumato della HP 712/60
Il primo supporto (rotto) della motherboard
Il secondo supporto (rotto) della motherboard
I supporti “volanti”

Senza questi supporti, la motherboard è “volante” all’interno del case e, dunque, a rischio cortocircuito in caso di spostamento accidentale (ad esempio, durante l’inserimento dei connettori mouse/tastiera o VGA). In questo caso, fortunatamente, è stato possibile fissarla sfruttando un cilindretto metallico posto al centro del lato lungo interno e che ha permesso di infilare una vite, seppure non perfettamente allineata. Apparentemente, questa soluzione è sufficientemente robusta e stabile da consentire l’utilizzo normale nella esposizione (sicuramente occorreranno altre cautele nel caso in cui fosse necessario trasportare ulteriormente la macchina).

La vite “di fortuna” che mantiene bloccata la motherboard sul fondo del case metallico

Ingegneria sotto i tasti

C’è stato un lungo periodo (e forse non è ancora terminato!) in cui le qualità di un computer si valutavano in velocità di elaborazione, quantità di RAM e storage, velocità e risoluzione del comparto grafico. È ovvio: un computer veloce consente di lavorare meglio, se poi tutto è visualizzato come un’opera d’arte tanto meglio. Spesso, però, ci si dimentica del dispositivo di input per eccellenza: la tastiera. Con la diffusione dei touchscreen e il perfezionamento di mouse e touchpad, la tastiera sembra l’oggetto più vecchio e assodato, ma non bisogna scordarsi che i fiumi di testi che vengono scritti ogni giorno sono prodotti da miliardi di click su tastiere di tutti i tipi.

L’opera di smontaggio e pulizia della tastiera di una NeXTstation.

Per questo, dunque, è opportuno soffermarsi su questo dispositivo che affonda le radici nelle prime macchine da scrivere e nel tempo si è evoluto aggiungendo comfort di scrittura, silenziosità e dimensioni contenute (ferma restando, ovviamente, la dimensione e la distanza tra i tasti, strettamente legata alla ergonomia delle mani).

Nel futuro sarà pubblicato un articolo di approfondimento sull’evoluzione delle tastiere. In questo primo articolo introduttivo, invece, si vuole mostrare l’interno di tre tastiere “abbastanza moderne”: una tastiera PS/2 Silicon Graphics di una O2, una PS/2 di un Acorn RiscPC 600 e una Sun Microsystems Type 5 su bus proprietario. Queste tre tastiere hanno una struttura simile e sono basate su un supporto di contatto a membrana, attuatori di gomma e supporti dei tasti a scorrimento. Piccole differenze: le due tastiere a standard PS/2 hanno gommini singoli, ma in quella Silicon Graphics sono (debolmente) incollati con un biadesivo cartaceo alla membrana:

La tastiera della Silicon Graphics O2 interamente smontata.

Dettaglio sulla membrana con i gommini incollati (si notano i quattro punti di adesivo cartaceo attorno a ciascun gommino).

La tastiera Silicon ha i pistoncini che agiscono sui gommini direttamente estrusi dal tasto. Nella tastiera Acorn, invece, il tasto è incastro sopra il pistoncino scorrevole che a sua volta agisce sul gommino:

La tastiera Acorn totalmente disassemblata. La membrana, non visibile, è sotto la carta assorbente in basso a destra.

Dettaglio su pistoncini e gommini della tastiera Acorn.

Il montaggio di pistoncini e gommini sul telaio rovesciato della tastiera Acorn

La tastiera Sun Microsystems, invece, aggrega i gommini in due superfici continue e, come nel caso della Acorn, il meccanismo che agisce sul gommino è separato dal tasto:

La tastiera Type 5 Sun Microsystems totalmente disassemblata.

Dettaglio dello strato di contatto della tastiera Sun Microsystems.

Apparentemente molto simili, le tre tastiere restituiscono sensazioni molto diverse sotto le dita. Quella con il tocco più caratteristico è la Sun: silenziosissima e con un feeling ovattato, dà quasi la sensazione di scrivere su un cuscino (un carissimo amico descrivera il feedback sonoro come “puff puff”, a sottolineare la differenza rispetto alle più rumorose e “clicky” IBM).

È innegabile che la qualità della tastiera si traduce in qualità del lavoro per chi passa tante ore a scrivere. Ovviamente non è solo la qualità dei tasti ma anche la disposizione, il rumore, l’altezza complessiva della tastiera e l’inclinazione del telaio, la possibilità di posizionarla a piacere sulla scrivania e, non ultima, la stabilità (una tastiera che “sfugge” sotto le dita rende la digitazione quantomai fastidiosa).