Buon compleanno WWW!

Il 6 agosto 1991 Tim Berners-Lee pubblicò il primo sito web, tuttora accessibile all’indirizzo:

http://info.cern.ch/hypertext/WWW/TheProject.html

Il web, dunque, compie oggi esattamente 30 anni e ha completamente trasformato la vita di tutti. Gli esempi sarebbero innumerevoli e scontati, ma è importante ricordarsi che esiste un prima e un dopo. E fare lo sforzo di pensare cosa era la vita prima e cosa è stata la vita dopo. La rivoluzione delle comunicazioni diventa un acceleratore per il progresso dell’umanità. Prima del telegrafo, dopo il telegrafo. Prima del telefono, dopo il telefono. Prima della radio, dopo la radio. Prima della televisione, dopo la televisione. Si potrebbe dire “prima di Internet, dopo Internet”, ma Internet c’era prima del web e non accelerava. L’acceleratore, appunto, è stato il web: la definizione del HTML come linguaggio ipertestuale per la definizione delle pagine e del HTTP come protocollo di trasporto, dunque il browser come visualizzarore e il server HTTP per erogare le informazioni.

Nei prossimi giorni, sarà aggiunto in questo sito uno screenshot del sito web visibile al link sopra, visualizzato su una workstation NeXT.

Sun Ultra Enterprise 450 Server

Fabio Concato, nella meravigliosa Rosalina, descriveva la sua bella come “novanta chili di libidine e bontà”. La Ultra Enterprise 450 potrebbe essere descritta con le stesse parole!

La macchina oggetto di questo recupero (trattasi di acquisto di materiale usato) non è esattamente in ambito retrocomputing: si tratta di hardware prodotto alla fine degli Anni ’90, precisamente nel 1997. Ben oltre, dunque, la soglia “psicologica” e storica del 1987. Questa Ultra, però, è di interesse perché è degna rappresentante delle ultime macchine “vecchio stile”: grosse, pesanti, basate su architettura non-x86 e con uno Unix non opensource. Potenza e robustezza di una accoppiata perfetta hardware e software pressoché impossibile da raggiungere sulla piattaforma Intel.

La Sun Ultra Enterprise 450

Oggi, nel 2019, una macchina del genere sarebbe sicuramente sostituita da un servizio in cloud con una distribuzione Linux. In poco più vent’anni, dunque, non è solo aumentata la voracità delle applicazioni (più velocità, più memoria, più storage), ma è cambiata totalmente la modalità di lavoro: non si acquista “il ferro” – come si è soliti chiamare l’hardware – ma lo si affitta “un tanto al chilo”.

A parte dimensioni e peso, appaiono lontanissimi il clock di sistema e la memoria a disposizione. La CPU aveva un clock massimo di 480MHz e non c’erano ancora processori multi-core: il parallelismo era ottenuto installando più CPU (in questo caso, fino ad un massimo di 4 unità UltraII). La memoria RAM massima era di 4GB, non troppo lontana dai tagli odierni, quantomeno come ordine di grandezza: la particolarità è che per raggiungere tale quantitativo occorreva installare ben 16 moduli DIMM (da 256MB ciascuno), mentre oggi sono disponibili singoli moduli da 32GB! La capacità di storage era decisamente notevole per l’epoca, potendo contare su un massimo di 20 slot per dischi con capacità massima di 36GB. Si parla, dunque, di 720GB complessivi. In 22 anni la capacità del singolo disco è passata a 14TB, ovvero 20 volte la capacità di 20 dischi, circa 400 volte la capacità del singolo disco. Per non menzionare le unità SSD: un disco da 32GB con velocità pazzesche costa oggi meno di quanto costasse all’epoca il solo mouse originale Sun Microsystems.

Il retro della macchina. In basso sono visibili l’alimentazione ridondata con due alimentatori indipendenti.

Sopra le dimensioni, il peso, la velocità, la memoria RAM e lo storage, c’è il consumo di energia: quasi 2KW di assorbimento e una quantità mostruosa di calore prodotto. Tant’è che era raccomandata una distanza di almeno 1 metro attorno alla macchina (se non installata su armadio rack in locale climatizzato) per garantire adeguato smaltimento del calore.

La Ultra Enterprise 450 ha ingombri importanti e occupa quasi tutto il bagagliaio di una grossa autovettura. È stata ruotata lateralmente per evitare scivolamenti con le ruote e non superare la linea di cintura del portabagagli.

Questa Sun Ultra Enterprise 450 continua ad alimentare la collaborazione con Bit.Old ed è stata collocata presso l’esposizione di Collefferro, in attesa di avviarne il resturo (pulizia, verifica di tutti i componenti e installazione del sistema operativo ex novo).

SGI Indy e HP 712/60 presso Bit.Old

Continua con entusiasmo la collaborazione tra Bit.Old e il MMCC. Nei giorni scorsi due nuove macchine hanno raggiunto l’esposizione di Colleferro. In particolare, si tratta di una Silicon Graphics Indy con processore MIDP R5000 e una HP 712/60 dotata di processore PA-RISC. Sulla prima è stato installato il sistema operativo ufficiale SGI Irix 6.5.19 ed è stata configurata la webcam originale; sulla seconda è stato installato un porting del sistema operativo NeXTSTEP versione 3.3.

Le due macchine esposte a Colleferro (foto di Maurizio Candito)

È interessante spendere qualche riga per raccontare la storia di queste due macchine.

La prima proviene da un centro di ricerche che la stava smaltendo ed è stata recuperata in una situazione abbastanza disastrosa: cover superiore frantumata, accessori mancanti (mouse, tastiera, webcam), sistema operativo sul disco inaccessibile. In primo luogo, è stato acquistato un coperchio intatto, indispensabile per poter esporre la macchina dignitosamente.

La cover originale della Indy, irrimediabilmente danneggiata

Successivamente, è stata predisposta la configurazione software, utilizzando i CDROM originali e una Raspberry Pi 3 con Ubuntu Server come boot server (ed evitare, dunque, di “impazzire” caricando tutti i CD manualmente). È stato possibile trovare su eBay un esemplare di tastiera PS/2 originale SGI, che ha subito una profonda pulizia prima di essere collocata nella esposizione.

La membrana della tastiera SGI

Il mouse è stato sostituito con uno nuovo con tecnologia ottica Logitech.

La seconda macchina, invece, è stata acquistata online e purtroppo è stata gravemente danneggiata durante il trasporto. A parte la vistosa spaccatura su uno spigolo del guscio superiore, si sono spaccati i supporti plastici che reggono la motherboard.

Lo spigolo frantumato della HP 712/60
Il primo supporto (rotto) della motherboard
Il secondo supporto (rotto) della motherboard
I supporti “volanti”

Senza questi supporti, la motherboard è “volante” all’interno del case e, dunque, a rischio cortocircuito in caso di spostamento accidentale (ad esempio, durante l’inserimento dei connettori mouse/tastiera o VGA). In questo caso, fortunatamente, è stato possibile fissarla sfruttando un cilindretto metallico posto al centro del lato lungo interno e che ha permesso di infilare una vite, seppure non perfettamente allineata. Apparentemente, questa soluzione è sufficientemente robusta e stabile da consentire l’utilizzo normale nella esposizione (sicuramente occorreranno altre cautele nel caso in cui fosse necessario trasportare ulteriormente la macchina).

La vite “di fortuna” che mantiene bloccata la motherboard sul fondo del case metallico